FUMO PASSIVO: L’AZIENDA RISARCISCE IL DIPENDENTE
La Cassazione ha stabilito che il fumo passivo respirato per molti anni sul luogo di lavoro può causare un grave danno alla salute del lavoratore che il datore di lavoro deve risarcire (Cassazione Civile, Ordinanza 09/01/2019 n. 276)
Oltre quattordici anni di fumo passivo respirato dal dipendente sul luogo di lavoro sono sufficienti per decretare la condanna del datore di lavoro al risarcimento per il tumore faringeo causato.
Con l’ordinanza numero 276/2019 – qui sotto allegata – la Corte di Cassazione ha definitivamente sancito il risarcimento spettante ad un impiegato, gravemente ammalatosi per aver frequentato per anni e anni un ambiente lavorativo insalubre.
Nel corso del giudizio di merito, il giudice era giunto a decretare la sussistenza di un nesso causale tra l’affezione neoplastica contratta dal lavoratore e la lunga esposizione al fumo passivo, attenendosi al parere espresso dal proprio consulente tecnico.
Posto che il fumo passivo è riconosciuto quale causa di cancro delle vie aeree, il Consulente tecnico ha appurato la sussistenza del nesso causale, che non poteva che avere riscontro positivo.
I giudici di legittimità hanno ritenuto che l’iter motivazionale che ha portato il giudice del merito ad accogliere le pretese del lavoratore è “assolutamente articolato e coerente sulla questione dedotta in lite, non rispondendo ai requisiti della motivazione apparente ovvero della illogicità manifesta“.
Clicca qui per l’Ordinanza: Ordinanza 09/01/2019 n. 276
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